La morte di Danton di Buchner

L’azione contrappone le figure di Danton e Robespierre, alfieri di due idee contrapposte della Rivoluzione Francese, ma destinati entrambi a finire sulla ghigliottina, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Sotto l’apparenza del dramma storico La morte di Danton vuole essere una battaglia di ideali che il drammaturgo esprime attraverso le parole dei rivoluzionari. Una chiarezza linguistica che non limita la poeticità ma anzi trova la sua forza nelle metafore e nelle similitudini che la innalzano ad un valore universale.

Il testo nasconde i nervi scoperti della condizione umana; un urlo soffocato, incandescente e al contempo disilluso. Condizioni che dopo la Rivoluzione Francese si ripresenteranno nel Novecento, perché la storia è una macchina che si ripete e le ragioni per scatenare la rivoluzione sono sempre tutte vive e presenti.

Quello che commuove, in La morte di Danton, è la fragilità: sembra un paradosso, trattandosi di vicende che raccontano i protagonisti di un tempo in cui si è sprigionata una forza di cui ancora oggi sentiamo la spinta. Eppure nessuno di quegli uomini ha potuto sottrarsi, oltre che alla ghigliottina, alla verifica della propria impossibilità di invertire la rotta assegnata (da Dio? dalla Natura? dal Nulla?) agli esseri umani, nonché di porre rimedio all’ingiustizia che da sempre regna sovrana.

E’ un testo che, come anche gli altri proposti in questi mesi, si rivela estremamente attuale e, come il teatro insegna, un importante lettura per meglio comprendere il nostro tempo, le nostre difficoltà e le nostre paure.

Buona lettura!

La morte di Danton di Buchner