Marzo 2019

Spazio H.Vox consiglia: marzo 2019

Per il mese di marzo abbiamo il piacere di segnalare i seguenti spettacoli:

Guerra santa di Fabrizio Sinisi per la regia di Gabriele Russo dal 6 al 10 marzo presso il Teatro Mina Mezzadri Santa Chiara di Brescia.

In una calda sera primaverile, nella chiesa di una grande città italiana, un sacerdote compie come ogni anno i preparativi per le celebrazioni della Pasqua imminente. Ma qualcuno bussa alla sua porta: è Leila, una giovane orfana allevata dalle suore, scappata dall’istituto sette anni prima per unirsi ai terroristi. Il dialogo fra i due diventa una resa dei conti fatta di accuse, invettive, difese, un processo reciproco che precipiterà in un finale spiazzante.
Testo vincitore del prestigioso Premio Testori per la Letteratura 2018, già in corso di traduzione in Austria, Francia, Germania e Stati Uniti, Guerra santa è una riflessione inedita su terrorismo islamista e nichilismo europeo, ma soprattutto un dramma generazionale, la messa in scena di un durissimo scontro fra padri e figli in una vera e propria tragedia contemporanea, qui diretta da Gabriele Russo – giovane regista napoletano, tra le voci più interessanti della nuova scena – e interpretata da una coppia d’attori di straordinario talento come Federica Rosellini e Andrea Di Casa.
L’autore, Fabrizio Sinisi, classe 1987, è uno degli esponenti più importanti della nuova drammaturgia italiana, che il Centro Teatrale Bresciano ha selezionato come drammaturgo residente per il triennio artistico 2018-2020. Guerra santa è la prima tappa di una trilogia a sua firma che indagherà il conflitto tra la generazione dei padri e quella dei figli, per cercare di andare al cuore dei contrasti e delle ferite del nostro presente.

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Anton Cechov è senza alcun dubbio uno dei nostri autori teatrali preferiti e Il Gabbiano un’opera meravigliosa che sia come allievi che come scuola abbiamo avuto occasione di mettere in scena più volte.
Per questo motivo segnaliamo con piacere lo spettacolo che si terrà al Teatro Sociale di Brescia dal 13 al 17 marzo per la regia di Marco Sciaccalunga.
Una tenuta estiva sulle rive di un lago, due anni di vita e vicende. Un piccolo gruppo umano attraversato da inquietudini, dolore, noia e al contempo da struggimenti, entusiasmi, spasmodica ansia di cambiamento… La giovane Nina, il tormentato Konstantin, sua madre Irina Arkadina, celebre attrice – impersonata da Elisabetta Pozzi – il suo amante, lo scrittore Trigorin e i molti personaggi che ruotano attorno a loro palpitano di una umanità ricca di verità e contraddizioni. Il titolo ha un significato simbolico: come il volo di un gabbiano viene stroncato dall’oziosa indifferenza di un cacciatore, così accadrà alla sorte di Nina. La ragazza – ambiziosa, inquieta – s’innamora di Trigorin, il quale la porta via con sé a fare l’attrice, la rende madre di un bimbo che però muore e infine la lascia, annientata. Ad attenderla, ancora innamorato nonostante l’abbandono e il rifiuto, c’è sempre Konstantin, anch’egli scrittore, tormentato dalla ricerca di nuove forme e in perenne doloroso contrasto con la madre, quintessenza del teatro e anche dei suoi vizi, che valuta con distacco e ironia le liriche fantasie del figlio – incapace di comprenderne l’esigenza di essere accolto e amato. Sarà proprio il divorante sentimento di fallimento artistico e umano a spingere il fragile Konstantin a un terribile, disperato gesto. Il gabbiano è il dramma delle illusioni perdute: la sapiente regia di Marco Sciaccaluga restituisce ai turbamenti, agli slanci e alle sconfitte dei suoi protagonisti tutta la complessità dell’uomo moderno.

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Ancora al Teatro Sociale di Brescia dal 27 al 30 marzo Night Bar di Harold Pinter per la regia di Valerio Binasco.

Tra i protagonisti Arianna Scommegna che abbiamo il piacere di ospitare con il seminario Il personaggio sabato 30 e domenica 31 marzo.
Quattro storie che hanno in comune un luogo, un baretto notturno di basso rango che nel tempo cambia gestione, colore dei muri, clienti, pur rimanendo misteriosamente sempre uguale. Un luogo di poesia urbana, molto realistico e al tempo stesso assai metaforico.
È in un simile bar che Valerio Binasco fa intrecciare quattro testi di Harold Pinter: Il calapranzi, dialogo tra due sicari, nascosti lì per compiere un omicidio, scritto nel 1957;
Tess, asciuttissimo e lirico monologo del 2000, che vede protagonista una donna borderline, un sorta di angelo sgangherato di periferia, che racconta ad un occasionale bevitore una vita di sesso, solitudine e malinconia; L’ultimo ad andarsene, scritto nel 1959, un serrato e inconcludente dialogo tra un barista e un venditore di giornali; ed infine Night, del 1969, un buffo colloquio tra una coppia di sposi sulla quarantina, che ricordano con tenerezza quando si sono incontrati per la prima volta e si sono innamorati. La loro memoria, però, non collima…
Tre straordinari attori – Arianna Scommegna, Sergio Romano e Nicola Pannelli – per quattro short stories, istantanee di vite vissute che Pinter ritrae con insolita empatia.
Uno spettacolo poetico e divertente, una galleria di ritratti in bilico tra malinconia e tenerezza, emblematici di una condizione esistenziale universale.

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Al Teatro Franco Parenti di Milano abbiamo invece il piacere di segnalare i seguenti spettacoli:

Il ballo di Irène dal 5 al 10 marzo scritto e diretto da Andrea Murchio. È il viaggio luminoso e tragico di Iréne Nemirovsky: ebrea russa, parigina d’adozione, scrittrice e donna dalla forza straordinaria, morta ad Auschwitz nel 1942.
In scena pochi oggetti: una macchina da scrivere, una valigia per fuggire dalla persecuzione e per custodire ricordi, una scala per scendere negli orrori di un campo di concentramento e per raggiungere il successo. In modo colto e raffinato lo spettacolo ripercorre le vicende umane e letterarie dell’autrice. Alessia Olivetti, con grande naturalezza e vivacità, trasmette inquietudini, energia, passioni e desideri, quelli di una donna alla continua ricerca dell’affermazione della propria identità.

Storia di un oblio dal 5 al 10 marzo di Laurent Mauvignier per la regia di Roberto Andò Roberto Andò, regista cinematografico e teatrale di fama internazionale, che porta per la prima volta in Italia il celebre racconto Quel che io chiamo oblio di Laurent Mauvignier, uno degli scrittori francesi più apprezzati dal pubblico e dalla critica. Un lungo monologo capace di restituire, con sguardo disincantato e puro, un universo di “umili” in un crescendo emozionante che risveglia in noi sentimenti di pietà e indignazione.
In scena un attore di rara sensibilità e potenza come Vincenzo Pirrotta.

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E siccome a noi piace moltissimo anche la danza vi consigliamo Chicos Mambo al Teatro Ponchielli di Cremona giovedì 21 marzo. Per la prima volta a Cremona arrivano i Chicos Mambo, straordinaria compagnia tutta al maschile capitanata dal metteur en scene Philippe Lafeuille, con il loro esilarante Tutu, spettacolo nato nel 2014 per festeggiare il ventennale della compagnia. Questa kermesse, rigorosamente en travesti, si divide in venti quadri in cui tornano alla memoria le icone del balletto, della danza contemporanea, dei balli di sala, dell’acrobazia e dello sport con i loro tic e vezzi; i bravissimi danzatori di Chicos Mambo attraversano i grandi brani del repertorio trasformandosi, con camaleontica bravura, dal classico cigno (ma qui sono papere!), alle donne in passerella e sottoveste di Pina Bausch per arrivare alla ginnasta Nadia Comaneci passando per il tango e la danza maori “haka”. Un’ode alla danza, un puro momento di gioia capace di conquistare tanto il pubblico amatoriale quanto quello più esperto ed esigente.

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